Il Mistero Mazzarino di Giuseppe Ferreri
IL MISTERO MAZZARINO
IL CARDINALE, LA SICILIA, LA FRANCIA
Seconda Edizione
2022 Italia
Autore Giuseppe Ferreri
Anteprima di lettura:
Giuseppe Ferreri
Giuseppe Ferreri, nato a Mazzarino (CL), il 4 novembre del 1945, ha frequentato un regolare corso di studi per il conseguimento nell’anno 1964 del Diploma di Perito Industriale Capotecnico spec.ne Chimica Industriale. Dopo un lungo periodo di disoccupazione intercalato dal servizio militare, il 22 gennaio del 1969 è stato assunto in servizio presso il C.F.P.- I.N.A.P.L.I. di Caltanissetta con la qualifica d’Insegnante-Istruttore B, servizio che ha svolto ininterrottamente, fino al 30 agosto 1978.
In data 1 settembre 1978, superato un regolare concorso è stato assunto dalla Provincia Regionale di Caltanissetta con la qualifica di Insegnante Tecnico Pratico dei Laboratori Scientifici degli Istituti Scolastici della Provincia ed assegnato all’ITG “Luigi Sturzo” di Gela Sez. di Mazzarino, successivamente trasformato in I.S.I.S.S. “Carlo Maria Carafa” di Mazzarino, dove ha prestato regolare servizio fino al 31 agosto 2003, data del suo collocamento in quiescenza.
Nell’’aprile del 1968, insieme con un gruppo di giovani, animò la costituzione di un comitato di lotta giovanile per manifestare all’’opinione pubblica l’amara condizione di “disoccupati”, con la quale erano costretti a convivere, in quel periodo, migliaia di giovani siciliani.
Questo movimento scaturito dai moti europei del “Sessantotto”, si sviluppò nell’estate dello stesso anno e fu chiamato “”G.U.M. (Giovani Uniti Mazzarino).
L’’autore, a seguito della lettura di un libro scritto da Mazarine Pingeot Mitterand, è stato spinto ad effettuare approfondite ricerche sulla singolarità del fatto che il nome di questa autrice francese, corrisponde a quello della città siciliana, sita nella provincia di Caltanissetta. Dopo anni di riflessioni e studi, egli ha raccolto e prodotto in questo volume, alcuni rari documenti che attestano l’’origine siciliana degli avi del Cardinale Mazzarino, l’’origine del titolo nobiliare di “Duca di Mazzarino”, titolo attualmente posseduto dal Principe Alberto II di Monaco e testimoniano le vicissitudini storiche dell’’antichissima città di Mazzarino.
L’autore, inoltre, ha partecipato alla trasmissione “Uno Mattina”, per la realizzazione di ricette popolari siciliane relative alla produzione tradizionale del sapone e inoltre, alla trasmissione “La storia siamo noi” di Rai Tre, come testimone dell’epoca, in riferimento alla puntata televisiva “”I diavoli nel convento”, prodotto da Aleph Film di Roma.
Il libro
Il cardinale Mazzarino ha sempre destato l’interesse degli storici, specialmente in Francia, dove anche in tempi recenti sono apparsi vari studi che hanno affrontato la sua azione politica ed anche la sua straordinaria opera di mecenate e di cultore delle arti. In Francia, in occasione del IV centenario della sua nascita, nel 2002, tra le celebrazioni nazionali, è stato ampiamente affrontato anche quest’aspetto: i risultati sono esposti in un magnifico volume riccamente illustrato, Mazarin – Les Lettres et les Arts, pubblicato nel 2006 e curato da Christian Péligry, Direttore dell’importantissima Bibliothèque Mazarine.
Tra le splendide immagini del volume campeggiano sempre quelle dello stemma cardinalizio, riprodotto in pitture, fregi e numerose copertine di antichi preziosi libri. Lo stemma, con il fascio littorio e le tre stelle, è uno dei “misteri” di cui parla Giuseppe Ferreri in questo suo libro, affrontando particolari finora sconosciuti.
Gli storici francesi, pur avendo sviscerato tutti i seguiti dell’attività politica e diplomatica del potente primo Ministro, sono stati sempre piuttosto vaghi sulla storia della sua famiglia, anche per mancanza di documentazione. Molti citano un’opinione diffusa dai nemici del cardinale nelle famose mazarinades, i pamphlets dei suoi detrattori: quella, cioè, che i suoi antenati fossero di bassa estrazione, o anche peggio. Il cardinale de Retz, nemico acerrimo del Mazzarino, parlava con disprezzo della sua “naissance basse” e della sua “enfance honteuse”. Il padre, Pietro, era stato definito, da altri, “gredin” o “faquin de Sicile”.
Michel de Grosbois, nelle sue Atrocités des Mazarins en Brie, gli attribuiva ascendenze ebraiche, ma con intenzioni denigratorie ispirate al più vieto antisemitismo. In realtà, in Francia, la sua ascesa al potere aveva scatenato contro di lui una campagna di odio d’inaudita violenza, che aveva raggiunto il suo apice durante la Fronda. Gli strali preferiti dai denigratori riguardavano la sua nazionalità e la condizione sociale della sua famiglia.
Gli storici moderni sono più cauti e obiettivi, anche perché non mossi dall’animosità dei contemporanei. Pierre Goubert, in Splendeurs et misères du XVIIe siècle (1990) dice che la leggenda delle origini umili e il cliché di faquin sicilien attribuito al padre sono da respingere fermamente. Ricorda anche che lo zio paterno del futuro cardinale Mazzarino, anche lui cardinale e appartenente all’ordine dei Gesuiti, era un insigne teologo, autore di celebri sermoni che per la loro risonanza erano stati tradotti anche in francese e che uno dei fratelli della madre, Ortensia Bufalini, di nobile famiglia umbra, era cavaliere di Malta e aveva scritto un trattato sui duelli, argomento riservato a quell’epoca ai nobili.
L’infanzia del cardinale era trascorsa a Roma, dove il padre Pietro, palermitano, era diventato intendente dei principi Colonna. Il giovane Giulio aveva studiato nel prestigioso Collegio Romano dei Gesuiti in compagnia di Girolamo Colonna, discendente dal vincitore di Lepanto. L’ambiente da lui frequentato non aveva dunque nulla a che fare con quello che, a quei tempi, sarebbe stato riservato a un ragazzo di umili origini. Nella Roma di Urbano VIII (Matteo Barberini) caratterizzata da una straordinaria fioritura artistica, egli aveva appreso inoltre quell’amore per le arti e per il collezionismo che costituisce una delle sue glorie e che è stato egregiamente affrontato da uno studioso italiano, Raffaele Scalamandrè, in Mazzarino e l’arte italiana in Francia – La pittura e il “teatro per musica” italiani dalla Roma dei Barberini alla corte di Luigi XIX (Roma, 2001).
Anche i suoi familiari si erano imparentati a Roma con le migliori famiglie: la sorella Geronima aveva sposato Lorenzo Mancini, figlio di quel Paolo che aveva fondato, in difesa della purezza della lingua italiana,l’Accademia degli Umoristi, considerata uno dei modelli a cui si era ispirato Richelieu per l’Académie francaise.
Le sue frequentazioni erano dunque di altissimo livello, cosa che non sarebbe stata possibile se la sua famiglia fosse stata di modesta estrazione. Tutti gli storici, poi, sembrano ignorare che la moglie palermitana di Geronimo Mazzarino, nonna del cardinale, era Margaritella De Franchis Passavera, di ottima famiglia di origine francese. A questi dati inconfutabili Giuseppe Ferreri apporta ora il supporto di una ricerca che rivela un’ascendenza risalente ai Normanni e agli Svevi.
Per quanto riguarda le origini siciliane del Mazzarino, solo qualche storico d’oltralpe, studiando un po’ la storia e la geografia della Sicilia, aveva notato l’esistenza di due cittadine, Mazara e Mazzarino, senza sapere bene a quale delle due attribuire l’origine della famiglia. A favore di Mazara sembrava giocare il fatto che il nome di Mazzarino, in Francia, fosse scritto con una zeta. Sul problema di questa consonante, semplice o doppia, vi fu, negli anni ’70, una disputa fra gli studiosi, che si concluse con il riferimento all’atto di battesimo del cardinale, trovato a Pescina, suo paese natale, in cui il nome è chiaramente Mazzarino, con due zeta, esattamente come la città siciliana.
Altri storici francesi avevano anche scoperto l’esistenza di un Giovanni Mazzarino all’epoca dei Vespri siciliani, che aveva pagato con la vita la sua fedeltà alla Francia. Ma purtroppo, nota Simone Bertière, in Mazarin – Le maître du jeu (Parigi, 2007), mancavano i necessari collegamenti col cardinale, che Ferreri adesso ha trovato.
Anche un’insigne studiosa come Madeleine Laurain-Portemer, già Direttrice della Bibliothèque Mazarine e fondatrice della Casa-Museo Mazzarino a Pescina, autrice di parecchi studi e di un poderoso saggio pubblicato postumo nel 1997 e intitolato Une tête à gouverner quatre Empires (la celebre definizione del cardinale data da Richelieu) avanza l’ipotesi, senza portare alcuna prova, che la famiglia possa aver avuto origini normanne : un’ipotesi che nel volume di Ferreri, alla luce di accurate ricerche d’archivio, diventa certezza.
Lo studio sulle antiche radici della famiglia consente sia di far luce sulle antiche interpretazioni e sui “misteri” che le hanno sempre accompagnate con finalità chiaramente denigratorie, sia di cercare l’eventuale influenza della storia e della cultura siciliana sulla formazione del cardinale. La stessa Laurain-Portemer affermava che la ricerca delle ascendenze e delle affinità ancestrali del Mazzarino le appariva importante quanto l’analisi storica della sua opera. Ed è appunto a questa ricerca delle origini che si dedica Giuseppe Ferreri, allo scopo di riscontrare, attraverso l’analisi della civiltà, dei costumi e della mentalità siciliana, l’humus da cui Mazzarino avrebbe tratto i caratteri della sua personalità e della sua azione politica e quindi l’impronta dell’antica civiltà siciliana. Anche se il cardinale, a quanto sembra, non venne mai in Sicilia, la famiglia doveva avergli trasmesso il culto per le tradizioni e per la lingua locale, dal momento che alcuni suoi appunti, che restano ancora da decifrare, sono scritti, oltre che in basso latino e in romanesco, anche in siciliano, la lingua del padre e del nonno.
Mazzarino, che doveva certamente conoscere la storia della famiglia, come questo libro dimostra a proposito dello stemma, aveva incaricato dei genealogisti di fare delle ricerche per avere prove precise. La sua morte aveva però fatto interrompere il loro lavoro. E uno storico come C. Federn in Mazarin(Parigi, 1934), nel ricordare questo particolare, concludeva che, a meno di non trovare nuovi documenti in Sicilia, cosa che gli appariva poco verosimile, l’origine del Mazzarino non sarebbe mai stata chiarita. Giuseppe Ferreri non solo smentisce coi fatti questa affermazione, ma risponde, a distanza di secoli, a un preciso e inappagato desiderio del cardinale…
L’opera si presenta come un vero e proprio ampio excursus sulla storia della Sicilia attraverso i secoli nei suoi innumerevoli aspetti, dal mito alle tradizioni popolari, dall’arte alla poesia, dalla religiosità ai problemi sociali ed economici, dei quali è messa sempre in rilievo l’evoluzione attraverso il tempo ed il collegamento con le cause storiche che li hanno determinati. Anche gli incontri tra le varie civiltà presenti in Sicilia nei secoli passati sono esaminati in tutti i loro risvolti con interessanti considerazioni anche nel campo linguistico e con la trascrizione di antichi proverbi, poesie e canzoni popolari che diventano preziose testimonianze della cultura del passato. L’interesse di questo volume sta dunque anche nel rilievo dato all’importanza della cultura siciliana nelle sue varie ed articolate manifestazioni.
La città di Mazzarino è naturalmente la cornice e il cuore nel tempo stesso di questo studio, in cui rivivono antiche leggende del luogo e miti sicano–siculo–greci rievocati spesso con accenti lirici che accrescono la suggestione delle descrizioni. La ricerca sulle origini della famiglia del cardinale si allarga così alla rappresentazione dei caratteri distintivi del popolo siciliano attraverso le varie fasi della sua storia millenaria, che fa da sfondo all’origine e allo sviluppo della casata dei Mazzarino.
L’Autore parte sempre dal principio che la cultura di un luogo ispira sempre l’azione dei personaggi, i quali ne assimilano indubbiamente l’influenza non solo nell’immediato ma anche attraverso il tempo.
Il nostro appassionato ricercatore ha trovato nell’opera del Mugnos Teatro genealogico delle Famiglie del Regno di Sicilia, del 1647, un documento che attesta e descrive le origini siciliane della nobile famiglia dei Mazzarino: e proprio in questo reperto egli riscontra il misterioso intreccio che lega la storia e il nome della città siciliana a quello di una famiglia in cui le ascendenze normanne e sveve si fondevano con quelle siciliane. Era stato Ruggero il Normanno ad insignire, intorno al 1190, il genero e cognato Enrico del Vasto del titolo di Conte di Mazzarino. Ma nell’opera è messa anche in rilievo con abbondanza di argomentazioni, anche la relazione con la casata degli Svevi e in particolare con Federico II, e quella con i nobili aleramici, provenienti dalle terre del savonese.
Questo spiegherebbe anche i lontani collegamenti con la Liguria della famiglia Mazzarino, collegamenti ripresi poi dopo vari secoli, dal momento che il nonno del cardinale, Geronimo, si era stabilito a Palermo provenendo da Genova, una città che nel XVI secolo aveva intensi rapporti commerciali con Palermo ma che in precedenza li aveva avuti anche con la città di Mazzarino per via del commercio del grano.
In Liguria, nella regione di Montaldeo, i Mazzarino avevano delle proprietà ed anche, come risulta dai documenti, dei titoli nobiliari. Ma la Sicilia, per via del commercio del grano, sul quale i genovesi non pagavano il dazio perché esonerati, era considerata una specie di Eldorado, tanto da alimentare un forte flusso di immigrazione. I genovesi avevano infatti un loro quartiere a Palermo, con molti grandi palazzi, tra cui appunto il palazzo Mazzarino, e una bella chiesa ancora esistente, San Giorgio dei Genovesi.
Per quanto riguarda gli antichi esponenti della famiglia, altri interessanti personaggi messi in luce in questo lavoro sono Giovanni Mazzarino, lo zio di questi, Alaimo da Lentini, il cugino Riccardo di Passaneto conte di Grassuliatu e, successivamente, Marco Mazzarino, fidato consigliere della regina Bianca di Navarra.
Il primo, che si chiamava in realtà Giovanni Mongialino, divenuto dominus della città e conte di Mazzarino, aveva deciso di cambiare il suo cognome assumendo quello del titolo nobiliare e dando così origine alla dinastia da cui discenderebbe anche il potente primo Ministro di Francia.
Di Giovanni Mazzarino, figura importante ma quasi dimenticata, l’Autore di questo libro sottolinea l’illuminata azione politica e il notevole acume amministrativo, nonché il fervore religioso che si manifestava anche nella profonda devozione per Maria SS. del Mazzaro. La sua tragica morte è descritta con una drammaticità che dà a queste pagine di storia la forza di un testo narrativo arricchito anche dall’interesse linguistico di certi termini, come il verbo mazzerare, che viene collegato alla terribile ma eroica fine del conte e a quella di Adinolfo da Mineo e di Alaimo da Lentini nel mare delle Egadi.
Altrettanto importante è la parte riguardante lo stemma dell’antica città, con i suoi simboli della romanità che rivelano i suoi legami con l’impero romano. Macarina era stata l’unica città a ricevere da Roma, come insegna, l’antico Fascio Littorio Consolare, dimostrazione evidente dell’alta considerazione in cui era tenuta. Le tre stelle d’oro a sei punte presenti nello stemma richiamano invece molteplici significati religiosi, che nel libro sono analizzati in tutti i loro aspetti allo scopo di dimostrare anche i valori rappresentati dallo stemma, profondamente sentiti dalla popolazione e riscontrati dall’Autore anche in vari momenti storici e in molte significative espressioni della religiosità popolare. Ma quel che conta è anche la constatazione che tali aspetti erano ben conosciuti dal cardinale, come dimostra l’adozione dello stemma della città come suo stemma personale. Egli doveva quindi conoscere bene l’origine mazzarinese della sua famiglia: un particolare che gli storici francesi hanno sempre trascurato o ignorato. E l’importanza da lui data a questo emblema della città di Mazzarino è dimostrata dalle numerosissime riproduzioni dello stemma da lui volute sia nella decorazione dei palazzi sia negli oggetti, a cominciare dalle artistiche copertine dei libri in prezioso cuoio lavorato.
Questo era però segno di un attaccamento alla Spagna che il Mazzarino, una volta diventato primo Ministro di Francia, aveva tutto l’interesse di far dimenticare, anche perché poteva diventare un’arma in mano ai suoi nemici. Oggi circola a Palermo un’altra interpretazione, e cioè che il mezzobusto, attualmente non più visibile sulla facciata, rappresenti non Carlo V, ma lo stesso cardinale Mazzarino. In tal caso avremmo avuto a Palermo un omaggio al cardinale di cui non si era mai parlato.
La passione del Mazzarino per il fascio aveva fatto parlare a Parigi addirittura di “fascimania”, che veniva paragonata all’ “apimania” dei Barberini, nel cui stemma figuravano appunto tre api. Il cardinale, come studi recenti hanno messo in luce, aveva sempre considerato i Barberini un modello da emulare.
Lo stemma della città, così legato alle sue origini siciliane e da lui continuamente esibito e esaltato, gli era dunque sempre sotto gli occhi con tutta la valenza dei suoi significati. Lo troviamo ad esempio anche a Roma, nella facciata della chiesa dei santi Vincenzo e Anastasio, da lui fatta restaurare. Nessuno però lo aveva mai collegato alla città siciliana e alle origini della famiglia del cardinale: e questo aspetto, per la prima volta sottolineato, costituisce una delle principali rivelazioni di questo libro.
Un altro piccolo “mistero” è legato alla nascita di Pietro, padre del cardinale, chiamato sempre, nei documenti, “palermitano”, mentre in un documento trovato da Ferreri negli archivi della biblioteca Mazarine di Parigi risulterebbe nato nel “castel Mazzarino”, affermazione di cui l’Autore contesta l’esattezza, perché il castello era allora abitato non dai Mazzarino ma dai Branciforti, mentre d’altra parte nei registri parrocchiali del luogo non si trova alcun atto di battesimo di un Pietro Mazzarino, atto che invece esiste a Palermo.
Ferreri fa anche la storia dei più stretti parenti del cardinale e delle nipoti, le famose Mazzarinette, tra le quali Ortensia e Maria Mancini, amori giovanili di Luigi XIV. Da Ortensia, che ereditò il titolo di duchessa di Mazzarino, trasmissibile anche in linea femminile, discende l’attuale principe di Monaco, il quale porta infatti il titolo di duca di Mazzarino e nel cui palazzo esiste il “salone Mazzarino”. Non a caso, in occasione dell’ascesa al trono del principe Alberto, nella casa-museo di Pescina è stato organizzato nel 2005 un convegno di studi intitolato I Mazzarino tra Palermo, Pescina e Parigi, alla presenza dell’Ambasciatore di Monaco in Italia, del Direttore della Bibliothèque Mazarine di Parigi M. Christian Péligry e della Presidente dell’AMOPA italiana (Associazione Membri dell’Ordine delle Palme Accademiche), Ordine a cui appartengono anche la Presidente e il responsabile culturale della Casa Museo, proff. Irma Bianchi e Leonardo Saviano.
Rimane ancora un altro mistero da chiarire: nel palazzo dei Mazzarino, a Palermo, alla Vucciria, c’era un medaglione raffigurante, secondo il marchese di Villabianca, Carlo V. Tutto lascerebbe pensare che il proprietario del palazzo, Geronimo Mazzarino, avesse voluto rendere omaggio al grande imperatore.
Con questo volume, ricchissimo di notizie e di particolari inediti o sconosciuti, frutto di anni di studio e di ricerche, Giuseppe Ferreri porta un fondamentale contributo alla storia del cardinale e a quella delle sue origini siciliane.
E’ da augurarsi che questo lavoro sia diffuso sia in Francia, dove questi aspetti sono ancora praticamente sconosciuti, sia a Roma, dove in via del Corso c’è ancora l’antico prestigioso palazzo Mancini divenuto poi palazzo Mazzarino, sede oggi del Banco di Sicilia, sia a Mazzarino, dove tutto questo può costituire motivo di legittimo orgoglio e diventare motivo di richiamo culturale e turistico, sia a Palermo, dove ben pochi conoscono il purtroppo fatiscente palazzo della Vucciria, sia a Pescina, in Abruzzo, dove sono state organizzate tante importanti manifestazioni.
E’ auspicabile che anche questo volume possa essere oggetto di altri incontri che facciano conoscere a un più vasto pubblico la straordinaria figura e le dimenticate ma illustri origini siciliane di questa “tête à gouverner quatre Empires”.
Ida Rampolla del Tindaro