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La poetessa venezuelana Carmen Verde Arocha vince il Primo Premio Internazionale “Divinamente Donna” per la Poesia in Lingua Straniera con PARA QUEDARSE CALLADA organizzato dall’Associazione Culturale Internazionale VerbulandiArt e che si terrà nek primi di marzo a Roma presso Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica
La poesia “Para quedarse callada” di Carmen Verde Arocha è un’opera che affronta con intensità e profondità il tema della sofferenza delle donne in prigionia. Attraverso immagini potenti e un linguaggio evocativo, la poetessa venezuelana dà voce a coloro che sono state silenziate, mettendo in luce le atrocità e le ingiustizie subite.
Il poema si apre con un’immagine di dolore e resilienza: “Hemos tejido la piel a fuerza de llanto”. Questa metafora suggerisce come le donne abbiano costruito la propria identità attraverso le lacrime e la sofferenza, tessendo la propria pelle come un manto di esperienze dolorose. Il riferimento al canto del gufo, tradizionalmente simbolo di presagio, introduce un’atmosfera di inquietudine e anticipazione di eventi nefasti.
Le giovani donne, descritte come “¡Son tan jóvenes!”, sono ritratte mentre corrono spaventate, temendo la voce dei soldati. Alcune hanno perso le madri, altre sono state strappate dalle loro bambole e dalla loro terra natale. Questa rappresentazione evidenzia la brutalità della separazione forzata e la perdita dell’innocenza. L’odore di gelsomino e cannella, simboli di purezza e dolcezza, contrasta con la crudeltà dei soldati, creando un’immagine straziante della distruzione della bellezza e dell’innocenza da parte della violenza e del risentimento.
La narrazione prosegue con voci che mormorano alla fine della giornata, raccontando di ragazze portate in un campo lontano, dove i loro nomi sono stati cambiati e numeri sono stati tatuati sui loro capezzoli. Questi dettagli richiamano alla mente pratiche di disumanizzazione e controllo, trasformando gli individui in meri numeri, privati della propria identità. Il suono di spari, rumori e urla, insieme al vento che sposta la sabbia, crea un’immagine di caos e perdita, dove tutti perdono il volto tra tanta polvere. Il tempo stesso sembra schierarsi dalla parte dell’ombra, confondendo il giorno con la notte e amplificando il senso di smarrimento e disperazione.
In particolare, la descrizione di una bambina di tredici anni a cui vengono dipinte le labbra, tagliati i capelli e che viene fatta sedere in un angolo della stanza, rappresenta un’immagine potente di vulnerabilità e sottomissione. Questa scena mette in evidenza la crudeltà inflitta a giovani innocenti, costrette a crescere prematuramente e a confrontarsi con realtà traumatiche.
Lo stile poetico di Carmen Verde Arocha è caratterizzato da una profonda sensibilità verso temi come la spiritualità, l’infanzia, la femminilità e la memoria. La sua poesia spesso esplora l’intersezione tra l’esperienza personale e collettiva, utilizzando immagini evocative e simboliche per affrontare questioni universali. In “Para quedarse callada”, la poetessa impiega un linguaggio diretto ma poetico, creando un equilibrio tra la cruda realtà della sofferenza e la bellezza lirica della sua espressione.
La struttura del poema, con versi liberi e una narrazione frammentata, riflette il caos e la frammentazione dell’esperienza delle donne in cattività. L’uso di immagini sensoriali, come l’odore di gelsomino e cannella, e dettagli corporei, come i numeri tatuati sui capezzoli, rende la poesia visceralmente potente, coinvolgendo il lettore a un livello emotivo profondo.
Carmen Verde Arocha, nata a Caracas nel 1967, è una figura di spicco nella poesia venezuelana contemporanea. Laureata in Lettere e con un Master in Storia presso l’Università Cattolica Andrés Bello, ha dedicato la sua carriera non solo alla scrittura, ma anche all’editoria e all’insegnamento. È direttrice della Editorial Eclepsidra dal 1994 e ha pubblicato numerose opere poetiche, tra cui “Magdalena en Ginebra” (1997), “Cuira” (1997-1998), “Amentia” (1999), “Mieles” (2003) e “En el jardín de Kori” (2015). La sua poesia è stata inclusa in diverse antologie e studi critici, evidenziando la sua importanza nel panorama letterario latinoamericano. Oltre alla sua produzione poetica, Verde Arocha ha contribuito significativamente alla promozione della letteratura attraverso il suo lavoro editoriale e l’insegnamento, influenzando nuove generazioni di scrittori e poeti.
In “Para quedarse callada”, la poetessa dimostra la sua abilità nel trattare temi complessi con delicatezza e profondità, offrendo una voce a coloro che sono stati silenziati e mettendo in luce le ingiustizie che spesso passano inosservate. La poesia non solo denuncia la brutalità della prigionia, ma celebra anche la resilienza e la forza delle donne, rendendo omaggio alla loro capacità di sopravvivere e resistere nonostante le avversità.
La vittoria di “Para quedarse callada” al Primo Premio Internazionale di Poesia in Lingua Straniera “Divinamente Donna”, organizzato dall’Associazione Culturale Internazionale VerbumlandiArt, è un riconoscimento meritato che sottolinea l’importanza di questa opera nel contesto della poesia contemporanea. La cerimonia di premiazione, prevista per i primi di marzo a Roma presso il Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica, rappresenta un’occasione significativa per celebrare la voce potente e necessaria di Carmen Verde Arocha nel panorama letterario internazionale.
In conclusione, “Para quedarse callada” è una poesia che colpisce per la sua intensità emotiva e la profondità del suo messaggio. Carmen Verde Arocha riesce a trasformare il dolore in parola, la denuncia in arte, offrendo al lettore un’esperienza lirica che è al tempo stesso estetica ed etica. La sua capacità di intrecciare immagini vivide con una narrazione poetica frammentata ma potente la colloca tra le voci più significative della poesia contemporanea latinoamericana.
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La poetessa venezuelana Carmen Verde Arocha vince il Primo Premio Internazionale “Divinamente Donna” per la Poesia in Lingua Straniera con PARA QUEDARSE CALLADA
La poesía “Para quedarse callada” de Carmen Verde Arocha es una obra que aborda con intensidad y profundidad el tema del sufrimiento de las mujeres en reclusión. A través de imágenes poderosas y un lenguaje evocador, la poetisa venezolana da voz a aquellas que han sido silenciadas, resaltando las atrocidades e injusticias sufridas.
El poema se abre con una imagen de dolor y resiliencia: “Hemos tejido la piel a fuerza de llanto”. Esta metáfora sugiere cómo las mujeres han construido su identidad a través de las lágrimas y el sufrimiento, tejiendo su propia piel como un manto de experiencias dolorosas. La referencia al canto del búho, tradicionalmente símbolo de presagio, introduce una atmósfera de inquietud y anticipación de eventos nefastos.
Las jóvenes mujeres, descritas como “¡Son tan jóvenes!”, son retratadas mientras corren asustadas, temiendo la voz de los soldados. Algunas han perdido a sus madres, otras han sido arrancadas de sus muñecas y de su tierra natal. Esta representación destaca la brutalidad de la separación forzada y la pérdida de la inocencia. El olor a jazmín y canela, símbolos de pureza y dulzura, contrasta con la crueldad de los soldados, creando una imagen desgarradora de la destrucción de la belleza y la inocencia a manos de la violencia y el resentimiento.
La narración prosigue con voces que murmuran al final del día, contando sobre niñas llevadas a un campo lejano, donde sus nombres fueron cambiados y se les tatuó un número en los pezones. Estos detalles evocan prácticas de deshumanización y control, transformando a los individuos en simples números, privados de su identidad. El sonido de disparos, ruidos y gritos, junto con el viento que mueve la arena, crea una imagen de caos y pérdida, donde todos pierden el rostro entre tanta polvareda. El tiempo mismo parece alinearse con la sombra, confundiendo el día con la noche y amplificando la sensación de extravío y desesperación.
En particular, la descripción de una niña de trece años a quien le pintan los labios, le cortan el cabello y la hacen sentarse en un rincón de la habitación, representa una imagen poderosa de vulnerabilidad y sometimiento. Esta escena resalta la crueldad infligida a jóvenes inocentes, obligadas a madurar prematuramente y enfrentarse a realidades traumáticas.
El estilo poético de Carmen Verde Arocha se caracteriza por una profunda sensibilidad hacia temas como la espiritualidad, la infancia, la feminidad y la memoria. Su poesía explora a menudo la intersección entre la experiencia personal y la colectiva, utilizando imágenes evocadoras y simbólicas para abordar cuestiones universales. En “Para quedarse callada”, la poetisa emplea un lenguaje directo pero poético, creando un equilibrio entre la cruda realidad del sufrimiento y la belleza lírica de su expresión.
La estructura del poema, con versos libres y una narración fragmentada, refleja el caos y la fragmentación de la experiencia de las mujeres en cautiverio. El uso de imágenes sensoriales, como el olor a jazmín y canela, y detalles corporales, como los números tatuados en los pezones, hace que la poesía sea visceralmente poderosa, involucrando al lector a un nivel emocional profundo.
Carmen Verde Arocha, nacida en Caracas en 1967, es una figura destacada en la poesía venezolana contemporánea. Graduada en Letras y con un máster en Historia en la Universidad Católica Andrés Bello, ha dedicado su carrera no solo a la escritura, sino también a la edición y la enseñanza. Es directora de la Editorial Eclepsidra desde 1994 y ha publicado numerosas obras poéticas, entre ellas “Magdalena en Ginebra” (1997), “Cuira” (1997-1998), “Amentia” (1999), “Mieles” (2003) y “En el jardín de Kori” (2015). Su poesía ha sido incluida en diversas antologías y estudios críticos, destacando su importancia en el panorama literario latinoamericano. Además de su producción poética, Verde Arocha ha contribuido significativamente a la promoción de la literatura a través de su labor editorial y la enseñanza, influyendo en nuevas generaciones de escritores y poetas.
En “Para quedarse callada”, la poetisa demuestra su habilidad para tratar temas complejos con delicadeza y profundidad, ofreciendo una voz a quienes han sido silenciados y resaltando las injusticias que a menudo pasan desapercibidas. La poesía no solo denuncia la brutalidad del cautiverio, sino que también celebra la resiliencia y la fortaleza de las mujeres, rindiendo homenaje a su capacidad de sobrevivir y resistir a pesar de las adversidades.
El triunfo de “Para quedarse callada” en el Primer Premio Internacional de Poesía en Lengua Extranjera “Divinamente Donna”, organizado por la Asociación Cultural Internacional VerbumlandiArt, es un reconocimiento merecido que subraya la importancia de esta obra en el contexto de la poesía contemporánea. La ceremonia de premiación, prevista para principios de marzo en Roma, en el Palazzo Giustiniani del Senado de la República Italiana, representa una ocasión significativa para celebrar la voz poderosa y necesaria de Carmen Verde Arocha en el panorama literario internacional.
En conclusión, “Para quedarse callada” es un poema que impacta por su intensidad emocional y la profundidad de su mensaje. Carmen Verde Arocha logra transformar el dolor en palabra, la denuncia en arte, ofreciendo al lector una experiencia lírica que es tanto estética como ética. Su capacidad para entrelazar imágenes vívidas con una narración poética fragmentada pero poderosa la posiciona entre las voces más significativas de la poesía latinoamericana contemporánea.
hebe munoz
La poetessa venezuelana Carmen Verde Arocha vince il Primo Premio Internazionale “Divinamente Donna” per la Poesia in Lingua Straniera con PARA QUEDARSE CALLADA. Questo il testo della poesia..
”
PARA QUEDARSE CALLADA
A las mujeres que están en cautiverio
Hemos tejido la piel a fuerza de llanto
Apenas oyen el canto del búho
el agua sobra y el hambre también
Las muchachas corren de un lado a otro
temen a la voz de los soldados
¡Son tan jóvenes!
algunas perdieron a sus madres
otras fueron apartadas de sus muñecas
y de su pedacito de tierra
La advertencia no fue oídaEllas no quisieron esconderse
cuando pasaron los camiones
Pobres inocentes mostraron su olor
a jazmín y canela recién molida
Los hombres se fueron acercando
todo les parecía muy dulce
ante tanto resentimiento
Una voz murmuraba al final del día
que las niñas fueron llevadas
a un campamento
en la lejanía de un valle
«Le cambiaron los nombres
Tatuaron un número en sus pezones»
El resguardo recoge lo ido
Se oyeron disparos ruidos alaridos
El viento movía la arena de un lado a otro
Todos perdieron el rostro entre tanta polvareda
No se sabe si fue en la mañana o en la noche
(el tiempo se puso del lado de la sombra)
cuando a la niña de trece años
le pintaron los labios cortaron sus cabellos
la sentaron en una esquinita del cuarto.
[En el jardín de Kori, 2015]. Que el río responda. Antología poética. Visor Libros, 2025
”
carmenverdearocha©arr
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